La passeggiata intorno alla fortezza di San Martino aspettando…il Regolo
SCARPERIA E SAN PIERO – Una lezione ricca di spunti quella di sabato 19 settembre, tenuta dal Prof. Francesco Collotti, docente presso il DIDA, Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, nello spazio esterno della Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve, alla quale la rassegna ‘La Nuovissima Fortezza’ è dedicata. Un intervento all’aria aperta, completato da un giro a piedi intorno alle mura possenti del monumento, accompagnati dal docente stesso e dall’Arch. e Prof. Serena Acciai, cui si deve l’ideazione dell’intero programma di iniziative. Collegandosi agli eventi dello scorso agosto, animati dalle Proff. Giuseppina Carla Romby e Serena Acciai (articolo qui), Collotti ha incantato i presenti – circa un centinaio di persone – parlando della nostra zona, dove insiste un vero e proprio sistema di incastellamenti medievali che costituisce un tutt’uno con la natura circostante. Un sistema del quale fanno parte certamente, oltre alla Fortezza di San Martino ed al Castello di Cafaggiolo, anche il castello di Vicchio, dove le case hanno preso addirittura possesso delle muraglie, quello di Scarperia, dove invece sembra che l’abitato abbia preso le misure rispetto al Palazzo, e quindi il Trebbio e Buonsollazzo. Ma, in questo insieme di fortificazioni, il docente include anche il Cimitero Militare Germanico della Futa, un’opera che a suo avviso può rientrare in questo ‘paesaggio culturale fortificato’. Quella della messa in opera della natura è una teoria che viene da lontano, e prende le mosse addirittura dalle teorie di Goethe, che ha definito l’architettura come arte plastica vera e autentica, che ‘agisce intorno a sé lasciando fuori ogni cosa estranea…, (costituendo) una totalità vivente’.
L’architettura, quindi, come una seconda natura, che opera per mano dell’uomo a fini civili. Il che ci porta direttamente a quel filone definito in epoca moderna come ‘architettura organica’, sostenuta da un’idea di armonia tra l’uomo e la natura, di un nuovo equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale. Tornando agli edifici figli dell’artiglieria, nati per rispondere a determinati attacchi, Collotti ha parlato quindi di una vera e propria arte della fortificazione, intesa come capacità di sistematizzare valli e colline, ed ha esortato ad immaginare il colle di San Martino come poteva essere prima dell’edificazione del forte, proponendo poi di sovrapporre a questa rappresentazione quella del perimetro della Fortezza.
Ma il valore aggiunto della dissertazione è stata l’esortazione a pensare al grande patrimonio architettonico ospitato dal Mugello non come ad una somma di singoli insediamenti, ma come appunto un complesso di luoghi di studio e rilievo, ma anche veri e propri riferimenti culturali del passato e del presente. Se ci riferiamo alla Fortezza, ma non solo, si tratta di un sito che, una volta dismesso il proprio ruolo originario, ha avuto pure una funzione di rifugio ed ospitalità in occasione di avversità naturali, arricchito da costruzioni abitabili e terreni coltivabili, un po’ in piccolo come l’anfiteatro di Arles, in Francia… ‘Sono luoghi da amare questi’, ha sottolineato il Prof. Collotti, anche attraverso politiche miranti a renderli fruibili, e magari anche a realizzare sentieri di collegamento. Questo entusiasmo, che indubbiamente ha contagiato i presenti, è stato sostenuto ed arricchito dall’apporto fondamentale dell’Arch. Acciai, che alla Fortezza ha dedicato un approfondito studio, e che ha accompagnato il gruppo intorno alle mura, svelando nuove prospettive e punti di vista.
Ma un programma completo sul tema della Fortezza di San Martino non poteva non comprendere anche il lato ‘sociale’, al quale anche Collotti e Acciai hanno fatto riferimento in questa occasione, e della ‘Fortezza abitata’, e quindi pure del ‘Regolo’, il mitico animale che si dice vi abbia abitato, ed al quale è stata per molti anni dedicata una festa paesana, si parlerà sabato 3 ottobre prossimo, in una sede ed in orario che sarà confermato a breve, insieme all’Arch. Serena Acciai e con un intervento dell’antropologo Dario Nardini.
Elisabetta Boni
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 settembre 2020